By Published On: 18/01/2021Categories: LibriTags: ,

Il Freaks Book Club arriva al terzo appuntamento e stavolta durante le vacanze di Natale abbiamo letto tutte insieme “La ragazza del convenience store” dell’autrice giapponese Murata Sayaka.

Dopo aver raccolto le vostre opinioni tramite questionario ed esserci confrontate nella diretta, in questo post come sempre raccoglierò tutte le nostre impressioni e considerazioni.

ATTENZIONE, QUESTO POST CONTIENE SPOILER!

“La ragazza del convenience store”: di cosa parla

Perché avrei dovuto lasciare il part-time da Smile-Mart e procurarmi un lavoro “normale”? Non riuscivo a capire. D’altra parte ero una commessa perfetta perché applicavo alla lettera le istruzioni di un manuale, ma non avevo la più pallida idea di cosa significasse essere una “persona normale” al di fuori del mio konbini, senza niente e nessuno che mi dicesse cosa fare.

La ragazza del convenience store

Murata Sayaka è una delle più promettenti autrici giapponesi contemporanee, con uno stile fresco e un’intelligenza vivida che ricordano la Banana Yoshimoto di Kitchen.

In questo libro la trentaseienne Furukura Keiko è single e molto introversa. È sempre stata una ragazza strana, ragion per cui ha deciso di provare a conformarsi alle aspettative della società e della famiglia abbandonando gli studi per lavorare in un konbini, un piccolo convenience store giapponese aperto 24/7.

È qui che è impiegata da diciotto anni, con un contratto part-time. I suoi genitori e le poche amiche d’infanzia sono preoccupati per lei e sperano che presto o tardi possa sistemarsi e mettere su famiglia. Keiko, però, sembra incapace di adeguarsi alla norma, si è sempre comportata “in modo diverso”, per usare un eufemismo.

Ed è con questo spirito anticonformista che paradossalmente affronta ogni cosa nell’universo circoscritto del konbini, al quale si consacra nella maniera più assoluta. Il suo posto nel mondo lo ha trovato proprio qui, dove tutto accade come se fosse scritto in un manuale ed è sufficiente attenersi alle regole per essere efficiente, la migliore commessa possibile.

Finché non incontra Shiraha, un nuovo e strambo collega trentacinquenne in cerca di moglie, il quale è convinto che il mondo si sia fermato all’epoca preistorica…

Per Keiko potrebbe trattarsi dell’occasione per lasciare il suo amato konbini e creare finalmente una famiglia, soddisfacendo le aspettative dei suoi cari? O il mondo del konbini, con le sue precisissime regole e il suo singolare valore simbolico, avrà la meglio?


La ragazza del convenience store

Questionario e diretta: le vostre considerazioni

Nel questionario vi ho chiesto se vi fosse piaciuto il libro di questo mese e le risposte sono state le seguenti:

  • 0% Per nulla
  • 25% Poco
  • 0% Indifferente
  • 50% Abbastanza
  • 25% Molto

In linea di massima quindi direi che l’esito della lettura è stato piuttosto positivo: nel sondaggio manca il mio parere, che sbilancerebbe ancora di più l’esito in questo senso!

In generale, è stata una lettura leggera, scorrevole e molto veloce, cosa che ha permesso di leggerlo durante le vacanze senza un eccessivo sforzo mentale.

Ma quali sono le cose che ci sono piaciute di più e quelle che ci sono piaciuti di meno? Vediamole qui di seguito!

Gli aspetti che vi sono piaciuti di più del libro sono stati:

  • lo stile fresco e scorrevole, divertente ma capace di affrontare temi profondi allo stesso tempo
  • le descrizioni degli ambienti e la capacità di rendere l’atmosfera ordinata e asettica del konbini
  • il tema della ricerca del proprio posto nella società e, più in generale, nel mondo

Gli aspetti che vi sono piaciuti di meno del libro invece sono stati:

  • un po’ di delusione per il finale
  • mancanza di una svolta nella trama
  • dialoghi ripetitivi
  • personaggi poco empatici

Alcuni dei vostri commenti:

Mi è piaciuto il libro perché mi ha permesso di entrare in questa realtà giapponese che non conoscevo. È molto scorrevole. Affronta temi attuali importanti e da molti spunti di riflessione al lettore, un po’ lèggerò sì, però fa riflettere molto ed ognuno di noi, credo, a modo suo in qualche occasione si è sentito come Keiko, escluso dalla società perché ritenuto “diverso”. Immaginavo che ci fosse una svolta nella storia o comunque un cambiamento da parte della protagonista. Nonostante questo però il finale non è banale, perché la protagonista sceglie di continuare questo stile di vita evidentemente perché quello è il suo posto nel mondo, che la rende felice e realizzata.

Sicuramente mi è piaciuto lo stile, serio ma divertente allo stesso tempo. Le cose sono riportate da Keiko esattamente come succedono, senza interpretazioni, il che è decisamente diverso da quello che accade alle persone “normali”. Mi è piaciuta anche la conclusione, come un destino ineluttabile per lei. Può provare ad adattarsi alla società vivendo con Shirasha e cercando un lavoro, ma alla fine viene attratta dal convenience store, dove si trova a suo agio.

Pensavo che ci fosse una svolta durante la storia o comunque una presa di decisione più forte da parte della protagonista anche nei confronti dei giudizi della famiglia, colleghi e società.

I temi affrontati dal romanzo

Il tema centrale del romanzo è sicuramente quello del rapporto con la società e del nostro posto all’interno di essa.

La parola chiave del libro, ripetuta ossessivamente decine di volte, è “normale/normalità”, anche nella sua declinazione negativa “anormale/anormalità”.

Questo presupposto si porta dietro tutta una serie di tematiche connesse: il nostro dovere nei confronti della società, le aspettative delle persone che ci circondano, le norme sociali, i comportamenti codificati e la capacità di adeguarsi a un ruolo predefinito.


La società giapponese è di certo molto distante a livello culturale da quella di noi occidentali e italiani nello specifico, per cui probabilmente è difficile capire a pieno la portata sovversiva di determinati temi e situazioni affrontate dal libro.

Quello che posso dire dalla conoscenza del Giappone che ho tramite manga, anime, film e documentari visti nel corso degli anni, è che sia una cultura molto più rigida e codificata, che impone da un lato dei comportanti standardizzati e dall’altro reprime ogni eccesso o manifestazione della propria individualità.

Per questo poi nascono altrettante controculture che costituiscono dei microcosmi a se stanti, come forma di affermazione e ribellione al tempo stesso. La protagonista è definita “strana”, potremmo dire che è una outsider a tutti gli effetti e trova il suo spazio di appartenenza nel konbini.

Le mie considerazioni personali 

Keiko è una persona con difficoltà nelle relazioni interpersonali, che, proprio come succedeva a Eleanor Oliphant, non capisce il sottotesto, il non detto, quegli usi a cui ci conformiamo in modo quasi inconscio quando abbiamo a che fare con gli altri (il linguaggio non verbale, l’ironia, ciò che è ritenuto “normale” o meno…).

E se alla fine in Eleanor Oliphant sta benissimo c’era un happy ending un po’ melenso in cui la protagonista trovava il proprio posto nel mondo conformandosi a esso, Keiko rimane fedele a se stessa, pur conscia della propria diversità.

Il finale non a tutte è piaciuto, tuttavia non è affatto banale: la protagonista sceglie di vivere la propria vita a modo suo e di seguire le proprie aspirazioni da “semplice commessa” al di là delle pressioni della famiglia e dei giudizi delle amiche.

In un certo senso, Keiko è coraggiosa e compie un percorso di crescita e maturazione all’interno della storia, per comprendere più chiaramente i propri bisogni… E se non è quello che la società si aspetta da lei a un certo punto non ha più importanza.

Contemplo la mia sagoma riflessa nella vetrina del negozio dal quale sono appena uscita. Quelle braccia e quelle gambe sono concepite solo e unicamente per il mondo del konbini: nell’attimo stesso in cui me ne rendo conto la mia vita acquisisce per la prima volta un senso compiuto.

Per molti verso credo che questo sia un libro da lasciar sedimentare: anche se all’apparenza è una lettura svelta e poco impegnativa, tratta dei temi molto importanti da lasciar maturare e su cui tornare col tempo.

Ero molto curiosa di leggere “La ragazza del convenience store” dopo averlo sentito consigliare da tante persone diverse e devo dire che le aspettative non sono state deluse. Una piccola perla per chi ne sa cogliere il senso più profondo!

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