Se per il primo giorno a Parigi abbiamo scelto come mete prevalentemente ponti e piazze (non sono mancate Notre Dame e la piazza del Louvre), per il secondo giorno non poteva mancare una tappa presso quello che è il simbolo per eccellenza della città, la Tour Eiffel, ovviamente.
Ero impaziente di vederla e tutto sommato sono felice di non essermi giocata questa carta subito a caldo, il primo giorno. Prima mi sono ambientata, diciamo, ho respirato un po’ l’aria del posto, mi sono preparata mentalmente. E così, il secondo giorno, è stato tutto proiettato verso questo incontro faccia a faccia, che per me era emozionantissimo solo all’idea.
La mattina, dopo una deliziosa colazione nella boulangerie vicino casa, ci siamo dirette a Le Marais, dove abbiamo visitato il parco di Place des Vosges, i portici con le gallerie d’arte che circondano la piazza e i bellissimi giardini delle corti interne dei palazzi circostanti, nelle quali si può accedere come per magia attraverso piccole porticine e ritrovarsi all’improvviso in queste nicchie di verde e di storia lunga secoli.
Ci siamo poi dirette nel quartiere ebraico e in quello gay, entrambi molto caratteristici e pieni di vita. Tra le attrazioni del quartiere c’è anche la bellissima Fontaine des automates dedicata a Stavinsky.
Da lì, non ricordo quasi più come (probabilmente con la metro), ci siamo spostate in una zona più vicina alla Torre, ma volutamente ci siamo riservate il piacere della sorpresa e siamo arrivate camminando lateralmente, vedendola sbucare all’improvviso tra i palazzi…Che emozione è stata scorgerla così per la prima volta! Un po’ come quando sei a Roma e vedi il Cupolone di San Pietro fare capolino tra i tetti della città…Insomma, viste memorabili!
E così, alle cinque del pomeriggio, abbiamo fatto spesa in una bellissima boulangerie e, tra baguette e formaggi, abbiamo allestito un piccolo picnic a Champ de Mars, proprio ai piedi della Tour Eiffel. Tra foto e panini, ci siamo godute i tiepidi raggi del sole come delle vere parigine, circondate da gruppi di ragazzi e scolaresche. E più passava il tempo, più riflettevo sull’opportunità di salire sulla Torre da sola, perché a quel punto mi aspettava questa piccola impresa.
E che dire, è stato uno dei momenti più belli e intensi di sempre. Intanto per l’averlo fatto da sola, e poi per aver visto uno dei tramonti più belli della mia vita, con una vista da oltre 300 metri di altezza su una delle città più belle del mondo. Se ci ripenso, ancora mi commuovo. È stato tutto talmente perfetto da essere ineffabile. La salita iniziale, dal piano terra al secondo piano, è stata sorprendente: mi ha portata a un livello molto alto, e credevo di aver visto già buona parte dell’opera; ma nel preciso momento in cui l’ascensore ha iniziato la sua arrampicata dal secondo al terzo (e ultimo) piano, ho sentito un tuffo al cuore: la vista che si è aperta al mio sguardo è stata una meraviglia del tutto inattesa.
E arrivata finalmente in cima, ho capito veramente il senso di questo mio viaggio: una corsa dietro a me stessa, che mi è costata un cambio di nazione e una salita a 300 metri da terra…Ma che mi ha fatto capire molte cose. La prima, e più importante, è che la felicità è semplicemente uno stato mentale. Non ci viene data da qualcosa di esterno e materiale, né da cose né da persone: no, neppure dagli altri. La felicità possiamo trovarla solo in noi, in noi prima di tutto, nel profondo. E poi condividerla per renderla reale, ed è in questo che si riscopre l’importanza e il valore dell’altro. Ma certi momenti vanno vissuti da soli, con tutta la calma del mondo. Per poi ricordarli per sempre in silenzio, con tutto lo stupore interiore, la magia di quegli attimi.
E poi c’è da dire che sono stata fortunata nella scelta del tutto casuale dell’orario della giornata: il sole al tramonto ha reso tutto più poetico e speciale e i marmi bianchi di Parigi si sono trasformati in uno spettacolo da togliere il fiato sotto la luce rosa e dorata del cielo.
Finita la visita, giù di nuovo al pianterreno…Tantissimi pensieri nella testa, un sorriso a 36 denti e un’esperienza da portare nel cuore per sempre.
Ma la giornata non era ancora finita: la sera è trascorsa tra pub e locali, a improvvisare “trenini” e a cantare a squarciagola canzoni italiane appositamente richieste al dj (ma com’è che dobbiamo sempre farci riconoscere quando andiamo all’estero?!), e chiacchiere in tutte le lingue del mondo: francese, inglese, spagnolo…Mescolando un po’ tutto e capendo ben poco :D
Forse il secondo giorno è stato il mio preferito, ma anche il terzo non è stato da meno, non perdete il continuo del racconto della mia vacanza alla scoperta di Parigi nei prossimi post! :)
E ora godetevi questa meraviglia…
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